Playlist da 365 giorni.
Mai farsi i fighi con i progetti, perché poi questi vanno in fumo e ovviamente si appare poi come sfigati. Dovevo andare all'Home Festival, dovevo vedere gli Alt-J, ma, per una serie di motivazioni e povertà, non ci sono andata. Avevo speso soldi per prenotazioni? Certo. Ne ho recuperati un po'? Ho solo rivenduto il biglietto del concerto, per il resto ho fatto beneficenza al signor Ryanair e Trenitalia, che bello. In compenso sono stata a Napoli per assistere (prendere parte? come si dice?) a un matrimonio, cogliendo così l'occasione per sfondarmi di pizza, frittini vari, ma soprattutto del gelato (solo quello di Mennella, è da sottolineare). Comunque, l'intento del mio post non era quello di elencarvi sfighe e grasso accumulato ad agosto, ma volevo avvisare i numerosissimi avventori di questo blog, ormai dimenticato anche dalla sottoscritta, che ho comprato un'agenda giornaliera finalmente. So che alle persone normali, non ossessionate dalla cancelleria come me, ciò possa sembrare una di quelle cose per cui esclamare "esticazzi", ma volevo rendervi partecipi di questa cosa, soprattutto perché l'agenda è una non troppo sobria Mr Wonderful (fino a mesi fa ho usato sempre e solo Moleskine) che ho sempre considerato un po' da bimbaminkia, ma, si sa, sto vivendo la mia adolescenza a 27 anni. Visto che l'agenda inizia proprio da settembre, che io ho sempre considerato il capodanno degli ansiosi come me (sì, settembre, fai schifo), ho avuto la geniale idea di iniziare insieme all'agenda una playlist su Spotify in cui inserire una canzone al giorno, di cui tengo traccia anche cartacea a fine di ogni giornata. E' una cagata? Probabilmente. Sarò costante? Sicuramente no, ma ci sto provando, vi lascio il link qui, così se vedete che non si riempie un po', potete cazziarmi. Ovviamente il signor Spotify ha pensato bene di riempirla di ciarpame perché ho messo solo 3-4 canzoni, ma vedrete, tra una ventina di giorni sarà proprio come dovrebbe essere. Se volete curiosare, o semplicemente seguirla, eccola qui:
Prove tecniche di esistenza
Scusami Don, in questa foto hai una faccia demmerda, ma ci stava troppo. |
Non frega a nessuno di come e perché io sia praticamente sparita (di nuovo), in più dubito di avere qualche lettore. Tuttavia, scrivere qui non mi è mai servito per raggiungere gente in particolare o crearmi una cricca di fedeli lettori, è sempre stato un esercizio di scrittura, valvola di sfogo o che so io, quindi, eccomi.
Non saprei descrivere nemmeno io cosa mi sia capitato, sono stata a molti concerti, in tante città diverse, mi sono persa, ma poi per fortuna mi sono anche un po' ritrovata. Ho affrontato mesi difficili, mesi di "voglio scappare"/"voglio essere indipendente" e mesi in cui ho capito che per andare via devo creare delle basi e partire da me stessa. Credo di essere work in progress, ma ci sono. Mi sembra stupido scrivere ancora queste cose, a 27 anni, su un blog, ma ho capito che non scriverlo non mi fa andare avanti, quindi, ciao, adesso sapete perché ero nuovamente emigrata in nonsodoveland.
Gli aggiornamenti significativi sono questi:
- 2018 anno di concerti, ovvero Liam Gallagher, The Killers, Brunori Sas, Dente, Afterhours, Calexico e poi altri che ancora dovranno esserci, ma li dirò in seguito che non si sa mai;
- 2018 anno di concerti, ovvero Liam Gallagher, The Killers, Brunori Sas, Dente, Afterhours, Calexico e poi altri che ancora dovranno esserci, ma li dirò in seguito che non si sa mai;
- mi mancano sempre meno esami, sono alla fine, ufficialmente, ma la mia voglia di fare certe materie è pari alla mia voglia di andare in tour con Gigi D'Alessio;
- ho avuto un problema di salute, ma sto meglio, certo, mi dovrò operare prima o poi, ma faccio finta di voler aspettare la fine della sessione di settembre;
- ho un nuovo notebook, bianco come lo volevo nel 2008, quando scelsi quello che avevo prima, così non ho scuse per non voler postare;
- sto finalmente sfruttando il mio abbonamento Netflix, negli ultimi mesi ho iniziato tantissime serie, ultimamente sto vedendo Mad Men, sì lo so, avrei dovuto conoscere Don Draper molto prima, ma sono sempre stata cretina e impegnata con altre mille serie.
Dopo questo aggiornamento di cui fottesega a tutti mi posso congedare per andare a ripassare ancora una volta la materia più noiosa del secolo, ovvero diritto tributario, sperando di non far trascorrere altri sei mesi prima di tornare a dare mie notizie.
Riapparizioni senza propositi
Lo so che probabilmente avevo fatto un paio di promesse tipo "scriverò un sacco, sarò costante", ma una persona che dice cose del genere è naturalmente portata a non rispettarle, altrimenti non le scriverebbe. Find logic. Visto che oggi mi ero ripromessa di studiare procedura civile, mi son messa ad aggiornare il blog, ma sempre dopo aver visto quasi tutti gli episodi della terza stagione di Lovesick. Se vi state chiedendo cosa sia Lovesick, sappiate che è una serie che potete comodamente trovare su Netflix, è molto carina, la colonna sonora è praticamente la playlist dei miei preferiti su Spotify (ed è qui se la volete ascoltare) e gli episodi durano circa venti minuti, quindi, se siete persone con una vita, potete infilare un episodio facilmente in pausa pranzo e cose da gente impegnata. Io ovviamente ho fatto un parziale binge watching e ho visto per adesso solo quattro episodi.
Sto diventando grande e matura, sto per fare 27 anni, dopo tutto. Che paura, che ansia, che peso. Seppure io di solito rompa al prossimo che il tempo è solo una nostra invenzione, che non cambia nulla tra i 26 e i 27 anni, il mio compleanno è il giorno che mi ricorda che fino a quel momento non sono ancora diventata la persona che avrei voluto essere in questo momento della mia esistenza e quindi ansietta. Come se tutto ciò non bastasse, mia madre rincara la dose con cose tipo "Io alla tua età avevo già questo, quello ecc ecc", ma ho imparato a rispondere e reagire pensando che anche il contesto in cui sto vivendo i miei quasi 27 anni è diverso, che prima certe cose erano un po' meno complicate, che le persone sono diverse e che non tutti in quella fase della vita fanno le stesse cose. Penso tanto, rendo a me stessa complicate le cose più facili e naturali e forse neanche volendo riuscirei a essere come "si dovrebbe essere", concetto che già di suo è una cagata, ma il mondo in cui siamo capitati si fonda un po' su questo genere di aspettative. Ho capito una cosa, anche se non so ancora metterla in pratica, ovvero non dovrei prendere la disapprovazione degli altri come un fallimento personale, se gli altri avevano alcune aspettative su quello che avrei fatto o sarei diventata non è un mio problema. Quello di cui dovrei preoccuparmi è se sto facendo bene, ma secondo il mio punto di vista. Il problemone è che sono la mia più grande critica, ma supereremo anche questa cosa, nel 2040. Comunque, come sempre non ho nessun buon proposito vero per il 2018, finirò l'università e cambierò città, andrò a molti concerti e sicuramente sarò in un costante stato di nervosismo perché dovrò portare a compimento tutte le materie demmerda che mi sono rimaste, ma spero in qualche modo di farcela, di non appiattirmi, di prendere quello che voglio, di non aspettare il momento giusto, perché altrimenti, conoscendomi, potrei aspettare altri mille anni. Il momento giusto non esiste, ci hanno sempre preso per il culo. Da buona paracula spero anche di aggiornare più spesso questo coso un po' inutile, più che altro perché non voglio più tornare ad essere una che non ha più niente da raccontare. Buon anno, un po' in ritardo.
Sto diventando grande e matura, sto per fare 27 anni, dopo tutto. Che paura, che ansia, che peso. Seppure io di solito rompa al prossimo che il tempo è solo una nostra invenzione, che non cambia nulla tra i 26 e i 27 anni, il mio compleanno è il giorno che mi ricorda che fino a quel momento non sono ancora diventata la persona che avrei voluto essere in questo momento della mia esistenza e quindi ansietta. Come se tutto ciò non bastasse, mia madre rincara la dose con cose tipo "Io alla tua età avevo già questo, quello ecc ecc", ma ho imparato a rispondere e reagire pensando che anche il contesto in cui sto vivendo i miei quasi 27 anni è diverso, che prima certe cose erano un po' meno complicate, che le persone sono diverse e che non tutti in quella fase della vita fanno le stesse cose. Penso tanto, rendo a me stessa complicate le cose più facili e naturali e forse neanche volendo riuscirei a essere come "si dovrebbe essere", concetto che già di suo è una cagata, ma il mondo in cui siamo capitati si fonda un po' su questo genere di aspettative. Ho capito una cosa, anche se non so ancora metterla in pratica, ovvero non dovrei prendere la disapprovazione degli altri come un fallimento personale, se gli altri avevano alcune aspettative su quello che avrei fatto o sarei diventata non è un mio problema. Quello di cui dovrei preoccuparmi è se sto facendo bene, ma secondo il mio punto di vista. Il problemone è che sono la mia più grande critica, ma supereremo anche questa cosa, nel 2040. Comunque, come sempre non ho nessun buon proposito vero per il 2018, finirò l'università e cambierò città, andrò a molti concerti e sicuramente sarò in un costante stato di nervosismo perché dovrò portare a compimento tutte le materie demmerda che mi sono rimaste, ma spero in qualche modo di farcela, di non appiattirmi, di prendere quello che voglio, di non aspettare il momento giusto, perché altrimenti, conoscendomi, potrei aspettare altri mille anni. Il momento giusto non esiste, ci hanno sempre preso per il culo. Da buona paracula spero anche di aggiornare più spesso questo coso un po' inutile, più che altro perché non voglio più tornare ad essere una che non ha più niente da raccontare. Buon anno, un po' in ritardo.
Ho comprato delle cuffie gialle
Stavo scrivendo una serie di scemenze senza senso, poi ha prevalso la ragione e ho deciso di cancellare ben due post. Adesso, ascoltando un po' di Ella Fitzgerald e un po' Brunori Sas, sono rinsavita. Sì, lo so che sono una coppia strana, ma da qualche mese a questa parte i miei ascolti spaziano (oltre lo zoccolo duro dei miei amati Radiohead) da tutto il jazz possibile, a Bjork, per poi passare a Levante o Brunori Sas. Potrebbe sembrare una stranezza, invece rispetto agli ultimi due anni è stato un ritorno a qualcosa di buono, ma mi spiego meglio. Negli ultimi anni, escluso qualche sporadico nuovo album, ho vissuto una fase grave di apatia musicale, ovvero ascoltavo pochissime cose in quanto a varietà, spesso, ma sempre le stesse cose. Non so perché, probabilmente avevo bisogno di una sorta di comfort zone musicale, in un periodo in cui ancora non avevo chiaro cosa fare, dove andare a parare e tutte quelle paranoie che albergano nel mio cranio. Per comfort zone musicale potete tranquillamente immaginare un mondo abitato quasi esclusivamente dai Radiohead, perché è un po' quello che è successo.
Da novembre scorso fino a questo giugno ancora di più, perché non volevo arrivare impreparata al concerto. Il concerto. Forse uno dei momenti migliori del 2017, ho pianto moltissimo, ma non era tristezza. Le canzoni dei Radiohead sono quelle che (insieme a Beatles, Oasis e Afterhours) hanno attraversato la mia vita da quando ero molto piccola, un po' mi hanno plasmata (ora sapete perché non so vivere) e che mi ricordano le varie fasi della mia esistenza. Ogni album racconta un pezzettino, un cambiamento, un rimpianto o una felicità di quelle così grandi che non si può spiegare, anche se i testi sono carichi di tristezza e la musica intrisa di malinconia, quindi capite bene che dopo 22 ore in cui non bevevo o mi servivo della toilette, a Firenze ho perso un po' il controllo, specialmente su Street Spirit, ma questa è un'altra storia.
Tornando al discorso principale, dopo anni in cui vivevo con delle cuffie bellissime e supermegaiper efficienti, ma che reggevano solo grazie a un misto di colla e silicone (sì, mi ero coricata con le cuffie e le avevo spezzate), mi son decisa a fare un investimento, comprando queste bellezze (no, non me le hanno regalate, ma sentitevi liberi di regalarmi tutto quello che volete, escluse pesche, lattughe e arachidi, che son allergica, ciao), grazie a una congiuntura astrale per cui io avevo soldi e da Mediaworld le vendevano meno che su Amazon. Ovviamente da quando le ho comprate non le tolgo quasi mai, giusto per fare la doccia. La cosa strana è che io non sono mai riuscita a uscire con cose che non fossero auricolari invisibili, quindi l'altro giorno credo di aver compiuto l'incredibile salendo su un bus con queste cuffie super gialle e super belle. Insomma, l'estetica ha prevalso sulla scheda tecnica, per cui da mesi risparmiavo per comprare delle Marshall, ma niente, il fascino del giallo ha avuto il sopravvento. La bellezza di essere scemi è essere così timidi e introversi da poter celebrare un'uscita con delle headphones con un post in cui ho ampiamente divagato. Tuttavia, ho scritto, un passo è stato compiuto verso il minimo sindacale richiesto dal partito degli incostanti come me.
Da novembre scorso fino a questo giugno ancora di più, perché non volevo arrivare impreparata al concerto. Il concerto. Forse uno dei momenti migliori del 2017, ho pianto moltissimo, ma non era tristezza. Le canzoni dei Radiohead sono quelle che (insieme a Beatles, Oasis e Afterhours) hanno attraversato la mia vita da quando ero molto piccola, un po' mi hanno plasmata (ora sapete perché non so vivere) e che mi ricordano le varie fasi della mia esistenza. Ogni album racconta un pezzettino, un cambiamento, un rimpianto o una felicità di quelle così grandi che non si può spiegare, anche se i testi sono carichi di tristezza e la musica intrisa di malinconia, quindi capite bene che dopo 22 ore in cui non bevevo o mi servivo della toilette, a Firenze ho perso un po' il controllo, specialmente su Street Spirit, ma questa è un'altra storia.
Tornando al discorso principale, dopo anni in cui vivevo con delle cuffie bellissime e supermegaiper efficienti, ma che reggevano solo grazie a un misto di colla e silicone (sì, mi ero coricata con le cuffie e le avevo spezzate), mi son decisa a fare un investimento, comprando queste bellezze (no, non me le hanno regalate, ma sentitevi liberi di regalarmi tutto quello che volete, escluse pesche, lattughe e arachidi, che son allergica, ciao), grazie a una congiuntura astrale per cui io avevo soldi e da Mediaworld le vendevano meno che su Amazon. Ovviamente da quando le ho comprate non le tolgo quasi mai, giusto per fare la doccia. La cosa strana è che io non sono mai riuscita a uscire con cose che non fossero auricolari invisibili, quindi l'altro giorno credo di aver compiuto l'incredibile salendo su un bus con queste cuffie super gialle e super belle. Insomma, l'estetica ha prevalso sulla scheda tecnica, per cui da mesi risparmiavo per comprare delle Marshall, ma niente, il fascino del giallo ha avuto il sopravvento. La bellezza di essere scemi è essere così timidi e introversi da poter celebrare un'uscita con delle headphones con un post in cui ho ampiamente divagato. Tuttavia, ho scritto, un passo è stato compiuto verso il minimo sindacale richiesto dal partito degli incostanti come me.
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