L'apologia di una quasi-stronza

22:10 2 Comments A+ a-

Juno. E' uno dei miei film preferiti, ricordo che nella settimana prima dei miei esami di stato avevo il dvd consumato, giusto perchè mi fisso nei momenti meno adatti. Salve, sono qui e non per parlare dei miei film preferiti. In realtà, inizialmente, avevo deciso semplicemente di scrivere, solo dopo tre ore di pagina bianca ho capito COSA dovevo scrivere. Complice il fatto d'aver rivisto Juno qualche sera fa, ho capito, finalmente, di non sapere chi sono. Attenzione: non sono in preda a crisi d'identità, so ancora il mio nome e cognome, purtroppo. La crisi è dovuta al fatto che, ultimente, sono diventata una stronza. A dire il vero non credo di esserlo completamente, cioè, a dire il vero, non so proprio cosa sono adesso. Non sono miss bignè alla panna 2013, non lo sono mai stata, tuttavia non sono mai stata nemmeno miss ace candeggina, sono sempre stata una persona trasparente, se non altro perchè ho sempre pensato di sapere come funzionasse quella massa, non tanto abnorme, che alberga nella mia scatola cranica. Il mio pseudo-cervello ha sempre risposto come volevo, si comportava sempre nel modo giusto, seguendo delle regole che mi ero auto-imposta: non si arriva tardi ad un appuntamento, si studia tot ore al giorno, ci si comporta in modo educato con le persone che - stranamente - mi considerano, e via dicendo. Avevo delle regole. Appunto, avevo. Da qualche mese a questa parte, proprio da quando ho deciso che le regole sono mainstream e che posso usare il blog e tutto quello che mi circonda acazzodicane, tutto è un po' andato a donnine, non nel senso che non ho più una vita, ma, semplicemente, non c'è più un ordine logico, per come lo intendevo, in quello che faccio. Sono diventata una ritardataria, non rispetto alcuni impegni, studio un po' quando mi pare e non riesco a programmare nulla. L'unica certezza che avevo è che distinguevo un comportamento giusto da un comportamento da stronza emerita. Bene, sta certezza si è fottuta e con essa anche il mio umore, soprattutto negli ultimi due mesi. In fondo al mio cuore so perchè, ma ho "spento" quell'interruttore, ho razionalizzato, ma certe cose non le mandi a quel paese con tranquillità nel giro di qualche settimana, almeno, non io, quella lenta, quella che nessuno aspetta, quella che si ritrova a chiudere la porta da sola, senza nessuno che l'aspetti. Lo riconosco anche io, aspettare una come me, che non ha niente di speciale, nè particolarmente bella o simpatica, intelligente o furba, una che "uncazzodiniente" è la definizione giusta, non è piacevole e nemmeno io lo farei. Sto affrontando un periodo della mia esistenza per cui legarmi a qualcosa di tangibile mi spaventa, per questo rimando tutto, ignoro quello che potenzialmente potrebbe farmi star bene, perchè quando ho intrecciato qualche filo di troppo con un destino che non era perfettamente confinante con il mio ho ricevuto un pugno in testa, figurato, ovviamente. Son stata male perchè non ero riuscita a prevedere quello che sarebbe potuto accadere, ancora una volta. Così, adesso, sono stronza. Stronza nella misura in cui potrei costruire qualcosa e faccio di tutto per non creare neanche le basi, per non vedere crollare di nuovo la mia casetta in Canadà. E' una cosa molto infantile, lo so. Tengo a distanza tutti, mi faccio odiare, sparisco e poi mi ritrovo comunque a odiare me stessa, perchè in condizione normali non lo farei. In condizioni normali metterei anche troppo di me in tutto quello che faccio, come, del resto, ho sempre fatto fino a poco tempo fa, però, facendo così, ho perso tanti pezzetti di quella prugna allegra e spensierata, e adesso, boh, ci penso anche troppo, e non rendo concreto nulla, perchè rendendo reale qualcosa potrei perderlo, e chi lo sa se riuscirei a superare di nuovo una situazione del genere? Praticamente, ho paura di esistere.

2 commenti

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Mareva
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9 maggio 2013 alle ore 12:15 delete

Io è da che ho memoria che vado a braccetto con paura e senso di tragedia imminente. E personalmente credo sia proprio questo a farmi fare cose e a farmi mangiare le mani per non farne tantissime altre.

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laprugna
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10 maggio 2013 alle ore 10:28 delete

Per quanto mi riguarda è sicuramente quello, il senso di tragedia, che mi sa che ci accomuna. Da un lato è proprio 'na tragedia, dall'altro, cerco di vedere il lato comico. Se ripenso a certi episodi e all'esagerazione che il mio cervello ha messo in moto, beh, scappa da ridere e non poco!

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